L’upcycling è il recupero di materiali o prodotti che non vengono più utilizzati per creare oggetti o prodotti di qualità superiore. Riciclando riutilizziamo, ma soprattutto, ci appropriamo dell’oggetto per dargli una nuova vita spesso molto lontana dalla sua originaria.
L’upcycling rappresenta una vera opportunità per la protezione dell’ambiente. Infatti il principio è quello di riutilizzare, evitando di creare prodotti nuovi. Risparmiando energie e materie prime inerenti al processo di fabbricazione. E’ un processo che si può applicare a diverse filiere produttive.
Vi proponiamo 3 brand che hanno fatto dell’upcycling il loro core business:
Bilum, una casa di design francese fondata nel 2005, dà nuova vita a materiali recuperati, dimenticati o destinati allo smaltimento.
Con l’aiuto di artigiani francesi, realizzano borse, accessori e alcuni mobili. I materiali particolarmente insoliti sono selezionati con grande cura: airbag, cinture di sicurezza, copri sedili di treni o aerei, tele di barche o anche giubbotti di salvataggio.
Recupera i suoi materiali dalle aziende, il che evita loro un viaggio al centro di smaltimento, e fornisce così un modo originale per dare una seconda vita a questi oggetti.
Venitz, una marca di moda eco-responsabile con una boutique a Biarritz. Nato in California durante un viaggio romantico, Venitz combina l’estetica ispirata all’atmosfera di Venice Beach e i codici di eleganza incondizionata di Biarritz.
La linea artigianale di upcycling couture è l’essenza del marchio. Nel laboratorio della boutique, Morgane perpetua questo desiderio di rivalorizzare i tessuti assemblando meticolosamente scarti di tessuto delle grandi case di moda su pezzi vintage. Fatti a mano, questi pezzi unici, nobilitati e desiderabili, riflettono il know-how della haute couture. Recentemente, la giovane designer ha ampliato il suo processo creativo personalizzando le giacche portate dai suoi clienti, dando nuova vita ai loro pezzi preferiti.
La vie est belt è una startup specializzata nell’upcycling, utilizza pneumatici di bicicletta usati per creare delle cinture. Un’innovazione basata sul know-how artigianale che permette la valorizzazione dei rifiuti.
Il pneumatico viene tagliato in strisce e lavato per rimuovere gli odori e lo sporco dalla gomma. Una volta tagliate, le strisce vengono assemblate utilizzando presse e strumenti originariamente utilizzati per la pelle. Per realizzare le cinture, Hubert Motte si è quindi ispirato a un know-how tradizionale, simile a quello del cuoio.
Ma la startup non si limita a riciclare pneumatici. Utilizza anche vecchie manichette antincendio. Più recentemente, la giovane azienda ha anche rivolto la sua attenzione all’industria della moda, la seconda industria più inquinante del mondo. In questa nicchia, La vie est Belt propone ora dei boxer realizzati con tessuti di seconda mano. I tessuti vengono poi lavati, stirati e assemblati a coppie per realizzare questi boxer 2.0.